20 delegati delle Nazioni Unite a Manarola, per conoscere da vicino l’operato della Fondazione Manarola Cinque Terre

In Occasione del Convegno sul Cambiamento climatico (Workshop Regionale ACE), tenutosi a La Spezia dal 2 al 4 ottobre, organizzato dall’UNFCCC (Organismo delle Nazioni Unite per la lotta ai cambiamenti climatici), con il supporto del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, circa 20 delegati da tutto il mondo, nella mattinata del 4 ottobre hanno fatto visita a Manarola per conoscere il lavoro svolto in questi anni dalla Fondazione Manarola Cinque Terre.

un-delegati

Nella prima parte della visita, salendo in località Basto, sulla collina della Collora, sono state spiegate le dinamiche storiche che hanno portato all’abbandono delle terrazze coltivate e i rischi conseguenti. In particolare, data la posizione favorevole, è stato possibile paragonare la costa tra Manarola e Corniglia in forte stato di abbandono, con le relative frane, con la collina sovrastante Manarola per far capire meglio il pericolo incombente sul paese. In seguito il Consigliere Lauro Bordoni ha spiegato brevemente la tecnica di ricostruzione e la funzione di contenimento e drenaggio del muro a secco, fondamentale per il contrasto al dissesto idrogeologico. Successivamente i delegati hanno partecipato alla conferenza svolta presso l’Oratorio di Manarola, dove il Consigliere Claudio Rollandi e il Vicepresidente Eugenio Bordoni hanno ripercorso numericamente i risultati conseguiti e i progetti futuri. Grande attenzione da parte dei partecipanti al workshop che, con domande e osservazioni, hanno reso la conferenza più interattiva. In particolare, un delegato del Libano ha espresso le sue perplessità sull’azione di disboscamento, attuata dalla Fondazione, a favore di campi coltivati a vigneto, evidenziando come, solitamente, questa pratica è considerata svantaggiosa dal punto di vista ambientale. Bordoni, rispondendo prontamente, ha ribadito la particolarità delle Cinque Terre, dove muri a secco e coltivazione della vite sono fondamentali per la sopravvivenza dell’intero ecosistema. Il muro a secco e non “muretto”, come ha sottolineato più volte Rollandi – Il vezzeggiativo non ha senso in quanto non c’è alcuna funzione estetica in esso ma è una vera e propria costruzione ingegneristica – insieme alla vite, che con le sue radici, raggiunge profondità notevoli, contribuiscono a sostenere il terreno, che altrimenti sarebbe scosceso e verticale, limitando frane, smottamenti e crolli.

elisoccorso

Rollandi ha proseguito il suo intervento esemplificando come la Fondazione opera sul territorio. Avendo ricevuto, all’atto della sua nascita, un capitale suddiviso in terreni e in una parte monetaria, si è occupata del disboscamento e ripristino di 7.809 mq di terreno, ricostruendo 418,50 mq i muri ricostruiti. Di questi, 3.053 mq di terreni sono stati assegnati, con contratto di affitto, a 4 aziende locali private, utilizzando il criterio dell’accorpamento per aumentare la produttività dei singoli produttori. “Il fine della Fondazione – ha affermato Rollandi – è quello di essere un volano sul territorio, un progetto sperimentale che possa essere replicabile anche negli altri paesi delle Cinque Terre”. Con questo spirito la Fondazione Manarola ha deciso di partecipare, insieme al Parco Nazionale delle Cinque Terre, Università di Genova, Legambiente, Parco del Garraf (Catalogna) e ITRB, al progetto Europeo “LIFE Climate Change Adaptation”. In caso di esito positivo, si andrebbero a recuperare circa 5 ettari di terreno e 4.000 mq di muri a secco, salvaguardando 353 residenti e circa 5.000 visitatori giornalieri; contribuendo alla formazione di nuovi posti di lavoro sul territorio.

conferenza-1

Un altro obiettivo raggiunto dalla Fondazione è stato quello dell’affidamento di 4.000 mq di terreno recuperato alla Cooperativa Agricola Cinque Terre, che per la prima volta, dall’anno della sua nascita, pianterà e produrrà vino con la propria uva.

Il workshop è stata un’occasione per valorizzare a livello internazionale l’operato della Fondazione e la sua funzione ormai indispensabile sul territorio, auspicando ad una sua replicabilità anche nei comuni limitrofi, con il sostegno e la collaborazione di tutti i soggetti che operano su questo frastagliato tratto di costa, unico al mondo.

 

 

Alcune informazioni sul workshop:

 

Come nasce l’idea del workshop?

Il Ministero dell’Ambiente italiano, da sempre attivo e partecipe nell’ambito del negoziato sul clima e delle attività ad esso legate, ha accolto l’invito delle Nazioni Unite a contribuire all’organizzazione di un workshop regionale, focalizzato sulla “Regione Mediterranea”. Con l’Accordo sui cambiamenti climatici di Parigi è stata riconosciuta l’importanza dell’istruzione e della consapevolezza del pubblico nella spinta verso lo sviluppo sostenibile. Quindi i Paesi sono incoraggiati a promuovere e facilitare programmi educativi legati al cambiamento climatico, campagne di sensibilizzazione del pubblico, accesso pubblico alle informazioni pertinenti, partecipazione pubblica, formazione di esperti e rafforzamento della cooperazione internazionale a livello nazionale e regionale.

Che cos’è l’ACE?

Action for Climate Empowerment” (ACE) è un termine adottato dall’UNFCCC, incentrato su sei settori prioritari (o focal point): istruzione, formazione, sensibilizzazione del pubblico, partecipazione del pubblico, accesso pubblico alle informazioni e cooperazione internazionale su questi temi. L’implementazione di tutte e sei le aree è stata identificata negli ultimi anni come un fattore chiave per migliorare la comprensione e la partecipazione del pubblico nella risoluzione delle complesse sfide poste dai cambiamenti climatici.

Qual è stato l’obiettivo del workshop?

L’obiettivo principale del workshop è stato quello di fornire un forum per i focal point nazionali ACE e altri pertinenti rappresentanti di organizzazioni internazionali e Paesi coinvolti nel processo UNFCCC, per condividere le loro esperienze, scambiare idee, buone pratiche. Nel corso delle due giornate (3-4 ottobre) sono stati affrontati i temi del cambiamento climatico, della protezione marina e della gestione delle aree costiere. Il workshop era rivolto ai rappresentanti delle Parti coinvolte nel processo UNFCCC, provenienti da paesi europei e mediterranei, rappresentanti di organizzazioni, istituzioni e agenzie internazionali, nazionali e locali che operano nel campo dell’educazione ambientale, dell’educazione per lo sviluppo sostenibile e il cambiamento climatico.

Perché La Spezia e le Cinque Terre?

Con l’entrata in vigore dell’Accordo di Parigi è globalmente riconosciuta la necessità di passare ad una concreta fase di implementazione, che vada oltre le sole misure politiche dei governi nazionali e coinvolga tutta la società civile. In questo contesto, il ruolo delle città e delle autorità locali è centrale nella lotta ai cambiamenti climatici. A questo proposito la città di La Spezia, protagonista lo scorso anno dell’iniziativa “La smart city alla sfida del cambiamento climatico”, ha rappresentato la cornice ideale per attestare l’impegno delle municipalità italiane sui fronti dello sviluppo sostenibile e della lotta ai cambiamenti climatici. Nel contesto del workshop internazionale, La Spezia ha ospitato il 3 ottobre un convegno pubblico, aperto ai delegati partecipanti al workshop ed alla società civile italiana, coinvolgendo rappresentanti sia del settore privato che di governi sub-nazionali, per ragionare di quanto il Paese stia facendo in termini di azione per il clima. La città di La Spezia è stata scelta anche per la sua posizione di vicinanza con il Parco Nazionale delle Cinque Terre, riconosciuto dall’UNESCO patrimonio dell’umanità, e con altri siti UNESCO quali Portovenere e le isole di Palmaria, Tino e Tinetto. Inoltre anche per la presenza del Centro Ricerche Ambiente Marino S. Teresa dell’ENEA, che conduce attività riguardanti il Clima Globale e l’Ambiente Marino Mediterraneo.